Ho freneticamente cercato un modo per andare al concerto di
Achille Lauro, principalmente un passaggio. Dopo averlo finalmente trovato
(cioè la soluzione mi si è parata davanti da sola in realtà, io ho
semplicemente pregato intensamente affinché succedesse) ero così contenta che
il concerto fosse di domenica così per una volta io e mio padre potevamo
partire in anticipo e fare le cose con calma. E invece no perché il traffico di
merda ci ha fatto fare comunque tardi. Cioè non tardi-tardi, quando siamo
arrivati – alle 21:15 circa – non era ancora iniziato nulla ma tardi abbastanza
da farmi accelerare il battito. E poi averci messo due ore per arrivare solo
fino a Napoli comunque non è carino. A questo punto insistevo per assistere
alla data di Roma – che era comunque in culonia rispetto a casa di mia sorella
ma rispetto a questo viaggio della speranza nel traffico forse era meglio –. Però
comunque sono molto contenta di aver partecipato alla data napoletana del Rolls
Royce Tour perché è un po’ casa mia e anche perché era l’ultima tappa quindi un
arrivederci ufficiale con i ringraziamenti finali non solo per la serata ma per
tutto il viaggio che non è stato un viaggio solo attraverso il paese per
presentare nei maggiori club italiani l’album 1969 e tutto il resto del
repertorio ma anche un viaggio nel tempo. Infatti, dopo aver celebrato l’annata
che dà il titolo al disco eseguendo i pezzi contenuti al suo interno, è stato
ricordato anche il 1920 con un po’ di jazz e, ovviamente il 1990. Achille Lauro
aveva infatti già accennato al fatto che il suo prossimo lavoro sarebbe stato
dedicato a quest’annata e, durante i concerti di questa incredibile tournée, ci
ha fatto assaggiare un’anteprima di quello che sarà il nuovo progetto. A onorare
gli anni ’90 anche una delle voci simbolo di quell’epoca: Alexia è salita sul
palco del locale partenopeo e ha fatto ballare i presenti eseguendo un paio di
brani e, dal modo in cui Achille Lauro l’ha salutata, sembra che forse che
possa bollire qualcosa in pentola? Che questa nuova e strana amicizia possa
concretizzarsi in una collaborazione musicale? Lo scopriremo solo vivendo. Trattandosi
di una vera e propria festa, come è stato ripetuto più volte, ci sono stati
anche tanti altri ospiti: sulle note di Rolls Royce si è materializzato sul
palco Stash dei The Kolors che poi ha proseguito da solo esibendosi con Parlare
Male (e io ho pensato che sarebbe stato molto bello se Achille Lauro avesse
cantato la parte di Elodie e invece non è successo). Poi sono saliti sul palco
anche Og Eastbull e Franco Ricciardi che io sinceramente non so chi siano. Infatti
era stata annunciata anche una secret special guest (quando ha cantato Zucchero
ho pensato potesse essere Nino D’Angelo HAHAHA) ma io non ho capito chi fosse
(o se ci fosse) però se è salito sul palco qualcuno che io conoscevo quanto Og
Eastbull e Franco Ricciardi magari è anche successo senza che io me ne accorgessi
(anche se con zero presentazioni? Mi sembra strano, forse semplicemente la
secret special guest ha avuto un imprevisto). Comunque gli ospiti li ha sempre
presentati con uno straordinario rispetto e durante tutta la serata non faceva
altro che ripetere sempre “Signore e signori” come quando ha presentato Roma e
ha detto che non solo è una dedica alla sua città ma è dedicata anche a tutte
quelle persone che hanno un rapporto speciale con la propria terra. Da 1969 ha
fatto anche la title-track (abbastanza all’inizio), Cadillac (con cui ha
iniziato), C’est la vie (con cui ha concluso), Je t’aime, Delinquente e Scusa
quindi l’unica che ha saltato dovrebbe essere Sexy Ugly a meno che non è a me
che è sfuggita. Ma non credo, anche perché ho usato davvero poco il telefono e
non avevo altre distrazioni, infatti proprio perché era una festa con ospiti
& co, per celebrare al meglio Achille Lauro ha creato due semplici regole:
la prima, mettere i cellulari in tasca; la seconda, i vestiti sono
fondamentalmente inutili “quindi… chi mi spoglia?” ha domandato prima che gli
si avvicinasse Boss Doms per abbassargli la cerniera della tutina. Anche gli
outfit erano tutto un programma: oltre a questa tutina viola che Lauro per un
bel pezzo di concerto ha tenuto mezza slacciata, anche gli altri abiti erano un
mix di brillantini e colori sgargianti e non è mancato un bel cappello da
cowboy. Anche se il premio del più strambo (ovviamente in senso positivo) va a
Boss Doms che era davvero indescrivibile. È anche per questo che loro due mi
piacciono tanto cioè io spesso credo di vestirmi piuttosto di merda ma alla
fine tutto è relativo cioè nel senso va bene anche così. È okay. Conciati in
questo modo buffo, i due insieme alla band hanno eseguito anche Thoiry (owio),
La bella e la bestia, Mamacita, Maledetto lunedì. Queste ultime due mi sono
rimaste impresse o comunque ho capito quale fosse il titolo perché era ripetuto
più volte durante la canzone ma in realtà non le conoscevo come anche qualche
altra. Perché io alla fine ero piuttosto impreparata dal momento che avevo
ascoltato solo 1969 e poca altra roba random, ma questo mi è bastato per
innamorarmi di lui e per rimanere estasiata da questo concerto che è stato un
vero e proprio spettacolo cioè, oltre alle speciali personalità onstage, aveva
tutto quello che doveva esserci e anche di più: i video sullo schermo alle
spalle dei musicisti [il tutto infatti è iniziato con dei video sugli
avvenimenti più importanti del 1969 e – soprattutto – dei video sulla
fantastica esperienza sanremese (c’era anche Morgan!)], le luci, i coriandoli, i
fuochi d’artificio e l’acqua buttata sulla folla da Lauro. Tutto. Davvero tutto
e molto di più. Per esempio verso la fine ha ammesso “Adesso a questo punto i
cantanti farebbero quella scenetta in cui scendono dal palco e poi vengono
chiamati per il bis e a quel punto risalgono. Noi no” e spiega che invece
sarebbero rimasti e anzi lui sarebbe sceso in mezzo al pubblico quindi: a) ha
richiamato Stash sul palco e b) è sceso tra la gente facendosi tenere in piedi
da un “prescelto” in prima fila cioè c’era questo tizio che lo reggeva e così
che tutti potessero vederlo alzato sui fan ma allo stesso tempo in mezzo a loro
(ok forse non è chiarissimo). A questo punto quindi c’è stato un duetto con
Stash (sul palco) e Achille (in mezzo al pubblico) sulle note di Rolls Royce,
la canzone dell’anno, del secolo, della vita. Successivamente, più composto,
Lauro ci ha salutato con C’est la vie. Poi il buio. Poi di nuovo la luce e
sullo schermo una foto e il testo di quest’ultimo pezzo di cui risuonavano
ancora le ultime note alla Casa della Musica di Napoli che questa sera ha
ospitato uno spettacolo assurdo e straordinario iniziato tra l’altro con l’opening
di BOH e Joey e un po’ di (bella) musica per farci scaldare (e in quedt'attesa del concerto vero e proprio la signora accanto a me mi ha chiesto "Ma Achille Lauro dove sta?" LOL e io le ho risposto "Starà arrivando" ma effettivamente anche io per un attimo ho pensato "Ecco ho sbagliato sala come quando al cinema volevamo vedere Maze Runner e invece abbiamo visto The Martian" LOOOL)! Questo credo sia
il resoconto più incasinato che io abbia mai scritto ma sono contenta così. Comunque QUI c'è una versione più ordinata.
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